1 luglio 2016. - In tale data la Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il Decreto di Validità della Causa di beatificazione del Servo di Dio Raffaele Gentile. Ora si passa alla costruzione della Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis

mercoledì 10 luglio 2013

13. RIFLESSIONI SULLA HUMANITAS di RAFFAELE GENTILE




Mons. Antonio Cantisani
Non è facile tirar le conclusioni di un convegno che non avevo immaginato potesse essere così ricco di riflessioni, intuizioni e stimoli. Subito, però, anche a nome del Comitato scientifico e organizzatore, sento il bisogno di dir grazie a Mons. Arcivescovo, ai relatori, a tutti voi che, così numerosi, avete partecipato a un convegno che è stato culturale e nello stesso tempo spirituale. Mi sia consentito un pensiero particolare per i ragazzi delle scuole, mentre rinnovo ai familiari del Dott. Gentile l’espressione della più sincera ammirazione per la “passione” con cui tengono viva la memoria del loro indimenticabile congiunto.

È il secondo convegno che abbiamo celebrato sulla figura del Dott. Raffaele Gentile. Come si ricorderà, il primo tenuto lo scorso anno fu un convegno d’introduzione: si parlò allora del Gentile “cristiano laico” e in particolare del “metodo” della ricerca sulla sua figura. E tale ricerca dovrà esser portata avanti – vale la pena ribadirlo – col necessario rigore.

In questo Convegno si è riflettuto sulla humanitas del Dott. Gentile. Si rifletterà nel 2012 sulla salus (Gentile medico) e nel 2013 sulla civitas (Gentile impegnato nella città terrena), per arrivare a Dio piacendo nel 2014, decennale del transito del Dott. Gentile, ad un convegno conclusivo, che vorrà essere una sintesi del cammino compiuto e dovrà indicarci quale via percorrere perché una così forte testimonianza sia proposta con maggiore efficacia alla comunità ecclesiale e a quella civile. Intanto, viene distribuito il 1° quaderno, che contiene gli Atti del 1° convegno, e che mi auguro possa avere la più ampia diffusione.

il dottore Gentile, Mons. Cantisani e Don Franco Isabello firmano la pergamena  per Antonio Lombardi (2001)
Volendo ora fare una breve sintesi di quanto è stato detto in questo convegno sull’humanitas del Dott. Gentile, affermo con tutta sincerità che, dopo l’ampia presentazione dei lavori da parte del moderatore Prof. Teobaldo Guzzo, siamo rimasti profondamente colpiti dalla ricca introduzione del nostro arcivescovo, Mons. Vincenzo Bertolone. Egli ha parlato del convegno come di “un momento di gioia non soltanto intellettuale, ma anche spirituale”, tracciando un profilo davvero completo del Dott. Gentile. Vi confido che, al termine del suo intervento, mi è venuto in mente di dire: “Possiamo già chiuderlo, il nostro convegno”! E, certo, Mons. Arcivescovo si è molto documentato. Ha parlato del Dott. Gentile come se fossero vissuti insieme molti anni. Ed ha perciò potuto affermare tranquillamente che Raffaele Gentile “ha saputo dare la risposta coinvolgente del suo essere dentro la storia catanzarese: con amore e per amore”. Proprio questo è “il filo conduttore e la chiave di accesso alla personalità del Nostro, visto in particolare come servo degli ultimi: l’amore inteso come dono di sé”. Ma, allo scopo di offrirci qualche suggestione per il futuro cammino, Mons. Bertolone ha fatto una vera lezione su come dev’essere il nostro approccio all’uomo. Alla luce dell’esistenza del Dott. Gentile, l’arcivescovo ha innanzitutto sottolineato l’idea della relazionalità e della reciprocità personale. “C’è iscritta nella natura dell’uomo – ha detto il Presule –non soltanto razionalità e libertà, come esige quel divino che è in lui, ma anche tensione verso l’altro, esigenza appunto di reciprocità personale”.

Ne segue che è il pensiero dell’alterità che dovrebbe diventare l’orizzonte in cui vivere la propria umanità. “È necessario – sono sempre parole dell’arcivescovo – riconoscere l’altro nella sua umanità in quanto uomo e in quanto persona in reciprocità: conoscerlo in maniera adeguata, senza pregiudizi, accettando la sua diversità e la sua novità; abbracciarlo autenticamente e profondamente, entrando in dialogo e in comunione con lui in un infinito processo di comprensione e condivisione”.

Ed ecco allora la necessità di considerare l’alterità sotto il segno della prossimità: l’altro da me va inteso come altro di me, come “colui che partecipa insieme a me al mistero della nostra comune umanità”. È attraverso tale processo che si arriva alla piena realizzazione dell’humanitas che è “l’agape: quel dono totale di sé per gli altri, di cui è principio e forza Gesù Cristo”.

È di tutta evidenza che Mons. Bertolone non ha fatto un discorso di circostanza. Ascoltando le sue parole, si è fatta senz’altro più forte la nostra volontà di “avviare il nuovo” non solo per quanto riguarda gli studi sul Dott. Gentile, ma anche per la nostra vita. Ci darà tanto coraggio proprio la testimonianza del Dott. Gentile, il quale ha trovato la sorgente della

realizzazione della sua humanitas nella sua fede sincera, cui non mancava – è il pensiero di Mons. Bertolone – una “devozione infinita, soave, filiale alla Madonna”.

Nelle due relazioni fondamentali del convegno, la prima di Mons. Raffaele Facciolo e l’altra dell’Avv. Rosario Chiriano, ci è stata offerta l’opportunità di verificare come si è realizzato nel Dott. Gentile quanto Mons. Bertolone aveva detto nella sua introduzione. Pienamente fedele al tema che gli era stato assegnato, Mons. Facciolo ha affermato che il Dott. Gentile è stato “uomo vero”. Egli ha vissuto il progetto di Dio sull’uomo.

E difatti ha vissuto quella relazionalità che è una dimensione costitutiva dell’essere. Secondo Mons. Facciolo il Dott. Gentile può definirsi “l’uomo per l’uomo: non facendo mai soste per incontrare l’uomo, tendergli la mano, offrirgli un sorriso, dargli incoraggiamento e dirgli: “Tu sei grande, perché sei figlio di Dio”.

Il relatore si è soffermato sull’altruismo del Dott. Gentile, definendolo “nobile”, e ne ha messo in evidenza la signorilità, ricordando i modi gentili con cui egli si comportava in ogni circostanza.

Con accenti altrettanto forti Mons. Facciolo ha detto che il Dott. Gentile è riuscito a vivere pienamente la sua umanità perché “saldamente ancorato in Dio”. Pertinente la citazione che il relatore ha fatto di S. Agostino: “L’uomo, privato del rapporto con Dio, perde i fili del suo

stesso essere”. Davvero “un umanesimo integrale”, quello del Dott. Gentile, “senza scissione tra fede e vita”. Naturali son venute alla mente le parole del Concilio Vaticano II: “Seguendo Cristo, uomo perfetto, l’uomo è più uomo”. Ed è per questo che Papa Wojtyla ci gridava: “Non abbiate paura!”. Dimostrando che dove c’è vera humanitas c’è anche teologia e poesia,  Mons. Facciolo ha voluto salutare il Dott. Gentile dicendo fra l’altro: “Sei tu, amabile e silenzioso uomo, costruttore di umanità nuova”.

Altrettanto brillante è stata la relazione dell’Avv. Rosario Chiriano, il quale ha svolto il tema “Percorsi di vita” con l’entusiasmo di chi ha vissuto e vive l’esperienza del laico cristiano nella società.

Anche l’Avv. Chiriano ha sottolineato la “pienezza di fede” del Dott. Gentile, parlando di una “profonda spiritualità che si appartiene ad una cultura religiosa di forza direi mistica”. Ed ha opportunamente ricordato la sua formazione nell’Azione Cattolica e nella FUCI: proprio “l’essere fucino e giovane di AC volle naturalmente dire per il Dott. Gentile “anzitutto rigetto dell’autoritarismo e accettazione dei valori democratici”.

“Non esiste la fede per tenerla dentro,” – ha continuato l’Avv. Chiriano – la si fa operare, perché l’identità cristiana non si custodisce dentro un recinto, va ben oltre lo stesso recinto della Chiesa verso l’Infinito e oltre il tempo”. Ecco perché la vita del Dott. Gentile fu “aperta totalmente alla società”, nella quale fu presente – anche come giornalista e consigliere comunale – rimanendo ancorato a maestri quali Mons. Giovanni Apa, l’Avv. Antonio Lombardi e Vito G. Galati.

Secondo il Chiriano non si fa fatica a “ritrovare sintonia tra la voce del Dott. Gentile e quella della Chiesa”. Ed è per questo motivo che egli si è trovato sulla strada del Concilio Vaticano II, che ha ricordato ai cristiani laici che la loro vocazione è di “cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” e cioè a servizio dell’uomo e di tutti gli uomini. Era davvero convinto il Dott. Gentile che nella Dottrina Sociale della Chiesa c’è la risposta a tutti i problemi emergenti della società.

L’Avv. Chiriano ha più volte ribadito che nell’operare il bene il cristiano deve assumere la misericordia come abito evangelico, come ha dimostrato il Dott. Gentile in particolar modo nel suo lungo servizio nell’Opera Pia in Charitate Christi, ed ha potuto a ragione concludere che egli “è stato un ‘giusto’ che ha vissuto la fede nella quotidianità, ponendosi silenziosamente a servire l’uomo in solidale convivenza nella società”.

Hanno arricchito la conoscenza dell’humanitas del Dott. Gentile tre altri interventi. Si è trattato soprattutto di testimonianze. Appassionata e provocatoria quella del Dott. Antonio De Marco: aveva incontrato il Dott. Gentile a Fondazione Betania nei suoi anni giovanili, quando dopo il Concilio spirava un “grande vento di novità culturali e di rinnovamento ecclesiale”, e, pur nella stima reciproca, si poteva parlare di scontro; lo rivedeva molti anni dopo quando era diventato “manager della solidarietà, operatore politico-sociale” e doveva scoprire che il Dott. Gentile non era cambiato: “era sempre lì a testimoniare il suo vangelo dei poveri, senza tensioni o progetti, ma con l’autenticità profonda della donazione di sé”.

È seguito l’intervento del Presidente della FUCI Luigi Mariano Guzzo, il quale ha tenuto una vera e propria relazione sulla “Carità intellettuale in Raffaele Gentile”. Avremo senz’altro l’opportunità di approfondire questa relazione, anche per la sua originalità. Interessante quanto il Guzzo ha detto nella conclusione: “Negli scritti di Raffaele Gentile c’è una tale maturazione di fede che non si distingue più se egli sia studioso cristiano perché prega o preghi perché studioso cristiano. Preghiera e studio, raccoglimento e azione, vita spirituale e vita materiale in lui diventano quasi un tutt’uno”.

Bella, infine, pur nella sua semplicità la testimonianza di Nietta Santoro Mulé, che aveva avuto l’opportunità di conoscere il Dott. Gentile presso la Cassa Mutua della Coldiretti. Ne apprezzava la “pronta disponibilità”, nonché “la pazienza e la dolcezza” con cui accoglieva tutti “senza burbanza, infondendo fiducia, serenità, sicurezza. Non un direttore sanitario, ma un amico, non un burocrate della salute, ma una persona affidabile e aperta come il vicino di casa”. Va, intanto, un vivo grazie a Sebastian Ciancio che ha proclamato alcuni pensieri del Dott. Gentile, e a quanti hanno collaborato per l’interessante filmato sulla vita del Nostro.

Ma ora è il momento di concludere. E concludo ribadendo ancora una volta la necessità – e il nostro impegno! – di continuare le nostre ricerche sulla figura del Dott. Gentile. Ci preoccuperemo di raccogliere il maggior numero possibile di documenti: conosceremo così ancora meglio la società catanzarese, la nostra comunità ecclesiale e, in particolare, la così ricca personalità del Dott. Gentile.

E tutto ciò soprattutto allo scopo di vivere – oggi! – con pienezza la nostra vocazione. Ritengo faccia bene a tutti confrontarsi con chi ci ha preceduto nel segno di una fede che ha arricchito la propria umanità. Certo, il mondo cambia, e si troveranno perciò atteggiamenti datati. Ma si scopriranno anche atteggiamenti che esprimono valori essenziali ai fini di una vita pienamente umana. E così ci sentiremo provocati a vivere – ovviamente con una nuova creatività – la nostra vocazione nella Chiesa e nel mondo.

+ Antonio Cantisani

Arcivescovo Emerito di Catanzaro-Squillace

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