1 luglio 2016. - In tale data la Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il Decreto di Validità della Causa di beatificazione del Servo di Dio Raffaele Gentile. Ora si passa alla costruzione della Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis

giovedì 11 luglio 2013

16. RAFFAELE GENTILE: UOMO DI FEDE PENSATA




Un saluto caloroso, e subito un grazie davvero sincero a tutti voi che siete presenti in questa aula per il I Convegno di studi sul Dr. Raffaele Gentile: all’Arcivescovo Metropolita innanzitutto, ai membri del clero, ai laici impegnati nella comunità ecclesiale, nonché agli amici, conoscenti, estimatori del Dr. Gentile, e in particolare alla dilettissima Signora, alle amatissime figlie, al carissimo fratello. Ad essi va la nostra ammirazione per il costante ed appassionato impegno a tener viva la memoria del loro amatissimo Congiunto. Ne è un chiaro segno questo Convegno che vien celebrato nel 6° anniversario del transito del Dr. Gentile (18 dicembre 2004). Si ricorderà senz’altro che quattro anni orsono - il 18 dicembre 2006 – a due anni dalla morte furono presentati nell’aula magna del seminario “S. Pio X” i due volumi  Una vita per amore.
        È stato pensato da tempo, questo Convegno, e, dall’estate scorsa, a più riprese. L’idea, partita dal cuore delle figlie del Dr. Gentile, aveva facilmente trovato riscontro positivo nel mio animo. Il Signore mi ha concesso la grazia di aver avuto vicino per tanti anni durante il mio servizio pastorale a Catanzaro il Dr. Gentile. Ne avevo sempre apprezzato è ammirato la fede: quella fede tanto più autentica perché “pensata”, maturata in particolar modo alla scuola – una “scuola di vita” – di quella grande anima che fu l’avv. Antonio Lombardi, di cui qualche anno addietro ebbi la gioia di introdurre la causa di beatificazione; quella fede che fu la sorgente della presenza quanto mai attiva – diciamo pure “una presenza di amore” – del Dr. Gentile all’interno della comunità ecclesiale (AC, medici cattolici, Consiglio pastorale diocesano, Sinodo) e i molteplici campi della società civile (famiglia, professione, giornalismo, politica, servizio sociale). Mi aveva colpito l’idea di voler approfondire la figura del Dr. Gentile, anche perché mi raggiungeva in un momento in cui la ricerca che avevo avviato sulla storia della Chiesa locale ha reso più profonda in me la convinzione che, quanto più si conosce il cammino della Chiesa nel territorio, tanto più intenso si sente il bisogno di far la propria parte perché essa annunzi con assoluta trasparenza il Vangelo e serve più incisivamente la storia degli uomini. Dicevo due anni orsono che senza Raffaele Gentile non si può scrivere la storia della Chiesa di Catanzaro.
        Ciò che, però più mi preme sottolineare è il fatto che l’idea di questo Convegno fu subito entusiasticamente accolta da presbiteri e cristiani laici qualificati. Essi si riunirono più volte, concordando unanimemente per un lavoro che si distinguesse per la sua serietà. Sì, andava bene un Convegno che, però, doveva costituire l’avvio di tanti convegni, fino ad arrivare alla conclusione nel decennale del transito del Dr. Gentile.
        Si apriva così un cantiere di lavoro. È la parola esatta: un cantiere di lavoro al fine di portare ad una più compiuta conoscenza la figura del Dr. Raffaele Gentile per la sua testimonianza di cattolico impegnato, certamente nella Chiesa ma anche nella società del suo tempo.
      Soprattutto allo scopo di assicurare la continuità del cantiere veniva costituito un Comitato. Non sembri altisonante l’intitolazione di questo Comitato: “scientifico e organizzatore”: s’intende semplicemente sottolineare la responsabilità che i membri si assumono nel portare avanti un lavoro che abbia davvero il crisma del rigore scientifico.
     E’ chiaro, dunque, a che cosa è finalizzato questo I Convegno: vuole informare su questo cantiere di lavoro, indicando il progetto che si ha in animo di realizzare, di strumenti che si vuole usare, e, ovviamente, i tempi di esecuzione.
     Non c’è proprio bisogno di sottolineare che il Comitato agisce di stretto legame con l’arcidiocesi di Catanzaro - Squillace – e ne è testimonianza viva la graditissima presenza del suo Pastore - ormai peraltro impegnata da tempo a far conoscere i suoi figli migliori, tra i presbiteri certamente, ma in particolar modo tra cristiani laici, consapevole com’è che la memoria di autentiche testimonianze può senz’altro contribuire a suscitare tanti testimoni anche oggi, in un momento storico in cui se ne sente più vivo il bisogno.
Per quanto riguarda l’odierno Convegno, va detto che esso intende riflettere su due aspetti, che possiamo considerare di partenza. Innanzitutto, vogliamo riflettere sull’identità del cristiano laico oggi. E così a nessuno sfugge l’attualità del nostro Convegno. La Chiesa considera prioritario per il III millennio una nuova evangelizzazione. Ebbene, in occasione del IV Convegno ecclesiale regionale (2001) i vescovi calabresi scrivevano testualmente: “Senza la presenza, l’intraprendenza, la creatività dei laici non ci sarà mai una incisiva e capillare evangelizzazione”, e, di conseguenza, non ci sarà mai un vero e radicale rinnovamento della nostra regione.
    D’altra parte, anche se non da noi, sul piano generale mi pare si sia in qualche modo interrotto il discorso sui laici, la cui valorizzazione aveva avuto una spinta dal Concilio Vaticano II nella categoria del popolo di Dio. Il discorso sui cristiani laici va assolutamente e urgentemente ripreso. Abbiamo più che mai bisogno di laici che siano protagonisti: certo, pienamente corresponsabili con il loro carisma all’interno della comunità ecclesiale, ma soprattutto impegnati, con la loro libertà e la loro responsabilità, nella concretezza della storia, con il loro specifico compito di animare di spirito evangelico tutte le realtà create perché siano davvero al servizio dell’uomo e di tutti gli uomini.
    La 2° relazione avrà come oggetto l’impostazione della ricerca, e, trattando dell’iter che s’intende seguire, ribadirà - se pur ce ne fosse bisogno – la serietà culturale cui si vuol essere fedeli. In particolare, gli archivi li consulteremo proprio tutti, preoccupati unicamente della verità, e comunque certi che in essi scopriremo, come diceva Paolo VI, il transitus Domini, sulle cui orme siamo chiamati nel futuro a camminare con rinnovato fervore.
    Ascolteremo anche delle testimonianze. Ma non posso fare a meno di aggiungere che il Convegno è aperto a suggerimenti, integrazioni, proposte, ad ampliamento dei contributi di cui si è già in possesso e raccolti nei due volumi citati.


Certo, per la nostra Chiesa diocesana questo Convegno è un segno di gioia e di speranza volendo studiare una figura la cui esemplarità può essere di stimolo in vari ambiti dell’impegno civile, sociale, politico ed ecclesiale nella città dell’uomo dove si è chiamati a seminare segni profetici della Città di Dio. Davvero un Convegno tra memoria e profezia di una persona che molti ricordano con venerazione e che altri – ne sono certo – scopriranno con arricchente sorpresa.
                                                                                                                    
                                                                                                               + Antonio Cantisani
                                                                                                                 Arcivescovo emerito
                                                                                                                 di Catanzaro - Squillace

Nessun commento:

Posta un commento