1 luglio 2016. - In tale data la Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il Decreto di Validità della Causa di beatificazione del Servo di Dio Raffaele Gentile. Ora si passa alla costruzione della Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis

mercoledì 10 luglio 2013

8. RAFFAELE GENTILE: UOMO VERO




Eccellenze, Familiari, Estimatori, Giovani Studenti,
Entra nel mondo l’uomo, avvolto dal mistero di Dio.
Entra nel mondo l’uomo, segnato dagli interrogativi su di lui: sarà un Santo o un malvagio?
Entra nel mondo l’uomo in un silenzio che lo circonda per poi esplodere, nell’età della consapevolezza e della responsabilità, in un imperioso “Adsum, sono presente”.
Così è rivestita l’umanità del dr. Raffaele Gentile:
- avvolta dal mistero di Dio;
- coinvolta dalla nostalgia del trascendente;
- con una silenziosa quanto significativa presenza nella storia.
Do la precedenza all’umanità avvolta dal mistero di Dio perché a me piace molto il rapporto uomo-mistero. E sono rimasto entusiasta da una riflessione del teologo Ignazio Sanna
sulla questione antropologica: “La vita umana è un disegno a quattro mani: le due mani invisibili di Dio e le due mani visibili dell’uomo. Insieme esse disegnano una vita, che è frutto di due amori ed opera di due libertà. Le mani di Dio non operano da sole. Ma nemmeno le mani dell’uomo operano da sole. Dio opera per mezzo dell’uomo, e l’uomo agisce sotto la guida invisibile di Dio. Il mosaico che risulta da questa duplice paternità è contemporaneamente aperto al futuro di Dio e alla libertà dell’uomo. Questa duplice paternità, però, non è facile da accettare e costituisce uno dei più forti misteri della vita umana. Infatti, in base a questa duplice paternità, l’uomo è soggetto ed oggetto allo stesso tempo: soggetto della sua risposta di libertà, oggetto della chiamata creatrice di Dio. La differenza che esiste tra soggetto e oggetto, tra il progetto stabilito dal cuore di Dio e la sua attuazione da parte del cuore dell’uomo, tra quello che si è in realtà e quello che si vorrebbe essere secondo il proprio desiderio, si traduce indirettamente in una nostalgia della trascendenza”.
Proprio questa è l’ermeneutica dell’humanitas di Raffaele Gentile: “il problema dell’uomo è direttamente intrecciato con il problema di Dio”.
A volte l’umanità del soggetto avverte attorno a sé la rarefazione del mondo reale e ci si trova in una solitudine che schiaccia ed annienta il proprio “io”, ma in quel momento insorge la coscienza creaturale e si ritrova la propria essenza nel pensiero che proprio la stessa umanità ha un significato perché si sente immersa nel mistero grandioso di Dio.
E qui ci incontriamo con il pensiero salutare di S. Agostino il quale afferma: “L’uomo, privato di tale rapporto con Dio perde i fili del suo stesso essere”. Ed invita l’uomo con queste parole: “Cerca la strada per dove passare, non il posto dove rimanere” ( Giov. X, 5).
Cerca la strada… e la via è l’uomo.
Il Cardinale Karol Woytila il 21.X.1964 durante i lavori conciliari disse: “Hominem semper in mente habeamus”: un concetto sostenuto sempre durante il suo pontificato.
E il dottor Gentile incarnò questi principi che trasparivano dalla sua robusta personalità.
La sua corporeità diafana era l’espressione di una presenza fisica ma quasi avulsa dal tempo: parlava con l’esile voce quasi a non disturbare il silenzio da cui si sentiva avvolto: sorrideva e i suoi zigomi splendevano di gioia interiore; era pensieroso ma senza turbamento.
Così l’uomo-medico che veniva nel Seminario San Pio X per visitare noi seminaristi degenti nell’infermeria: dava un sorriso, prescriveva il “Diazil” e poi “coraggio, domani a scuola”… per alcuni era un sollievo, per altri un velo di tristezza perché la vacanza dalla scuola era finita!
Così l’uomo di A. C. che intesseva dialogo e operatività nelle parrocchie della Diocesi perché le fila dell’Associazione fossero ampiamente testimonianze di uomini veri e credenti.
Così l’uomo che coltivava l’antropologia socio-politica si metteva a fianco dell’Arcivescovo Mons. Fares a prendere in esame i risultati elettorali amministrativi e politici di ogni singola comunità civile per valutare lo spessore dei valori vissuti nelle specifiche comunità parrocchiali.
Così l’uomo-apostolo tra i laici cattolici che cercava di rendersi strumento di mediazione culturale e di collaborazione con i vari Vescovi che lo ebbero medico personale.
Così l’uomo-religioso che se anche sceglieva un luogo isolato nella Cattedrale per assistere alla sacra celebrazione, non disdegnava prendere la sua “vecchia macchina Fiat uno” di color rosso, e raggiungere il Santuario Madonna del Ponte in Squillace per immergersi nel silenzio più profondo e cibarsi dei colloqui eucaristici: una preghiera di alimento per vivere il mistero di Dio in sé.
Un umanesimo integrale, senza scissione tra vita e fede. Egli incarnò nel suo pensiero e nelle sue attività quanto disse Paolo VI: “Ogni uomo è mio fratello” e quanto scrisse Giovanni Paolo II, come sopra riferito “L’uomo, la via della Chiesa”!
Il dott. Gentile ha fraternizzato con l’uomo, si è fatto apostolo dell’uomo; perciò possiamo aggiungere: trattasi di un uomo solidale! L’uomo per l’uomo. Un atto di fede mai finito.
Nel 2° volume dell’opera “Una vita per amore” colgo alcune testimonianze che inquadrano i lineamenti dell’uomo Raffaele Gentile:
 1. Il mio pensiero vola sull’uomo, perché egli fu principalmente e soprattutto uomo, condensando in questo termine quanto di più umano, di più generoso, di più altruista possa esserci in una persona chiamata a esistere, è vero, in un contesto sociale moderno, ma mai lontana da quei principi di moralità e giustizia che ogni creatura di questa Terra dovrebbe osservare e seguire[1].
2. Io essendo stata tanti anni vicina a Lui lo definirei un Missionario così umile che, compiva continuamente gesti di grande carità e portava soccorso a tutti senza che glielo cercassero, perché leggeva nello sguardo i bisogni dei suoi pazienti e di tutti quelli che ne
avevano necessità[2].
3. Elargiva Umanità: Eravamo amici e ci conoscevamo da sempre: io per essere “figlio” di quella Catanzaro stradaiola e popolana che ammira e stima la gente perbene, e Lui per essere un uomo perbene, quel vero galantuomo dall’aspetto antico che dà sicurezza all’insicuro e che elargisce  “umanità” con la semplicità delle sue azioni… delle sue parole e del suo modo di interpretare l’esistenza umana e i grandi valori della vita[3].
Fu dunque un uomo vero, ma anche uomo di verità:
- una verità conquistata;
- una verità conclamata;
- una verità confortata.
“L’uomo si misura con la verità. La verità fa la vita: la fonda, la dirige, la finalizza. L’uomo la ricerca” (M. Cozzoli, in Nuovo Dizionario della Teologia morale, pg. 1436).
E il dott. Gentile a riguardo scriveva:
“L’uomo, immerso e sbattuto dalle realtà terrene, ha bisogno per restare saldamente ancorato a Dio, della continua alimentazione dello spirito e degli opportuni sussidi spirituali anche di fronte alle tematiche poste dal ritmo inarrestabile della vita nella lotta del bene e del male, perché non soltanto vi siano sbandamenti, ma anche perché la testimonianza nella società di oggi, a partire dalla famiglia, fosse esatta nell’informazione e nell’interpretazione improntate alla Verità e siano quindi tradotte in comportamenti e in pratica di vita adeguata in tessuto sociale, che oggi, come non mai, risente la frattura tra fede e vita. Dal suo esempio di vita si ricava questo insegnamento: il cristiano di oggi, in quanto battezzato deve nel mondo essere luce del mondo e dare con prontezza la personale testimonianza, dovunque egli si trovi e per qualunque motivo. Ciò è tanto necessario ed impellente in quanto ognuno si trova con facilità esposto al confronto con culture e modelli di comportamento non sempre confacenti al Vangelo. Pertanto l’uomo deve possedere la Verità per sé e per parteciparla agli altri, uniformando a questo fine la quotidianità dell’esistenza”[4].
Dalla mia presentazione all’opera citata mi piace riportare quanto segue: “Emerge dai contenuti del suo pensiero la mistica collocazione dell’uomo storico nel mistero dell’incarnazione: calarsi nella condizione dell’uomo segnato dalla precarietà per risollevarlo e condurlo alla dignità che gli appartiene: e tutto questo pensato e vissuto nella Kenosi più autentica. Una Kenosi per essere solo lievito che fermenta! Nel suo iter esistenziale il dott. Gentile si è certamente interrogato sul “perché” del suo essere dentro la storia! Ed ha saputo dare la risposta più bella e più coinvolgente: “ dentro la storia con amore e per amore, per costruire la civiltà dell’amore[5]”!
Il prezioso quadro della sua umanità era incorniciato da due ben chiare linee: signorilità e altruismo.
- La signorilità e i modi gentili di comportarsi in ogni circostanza sono stati i tratti caratteristici della sua personalità unitamente alle doti eccellenti di clinico. umanità e altruismo[6];
Un’altra testimonianza suggestiva è la seguente:
- Ricordo soprattutto la instancabile dedizione al lavoro con grande capacità professionale, il profondo senso di solidarietà umana alimentato da una convinta e tenace fede religiosa, il nobile altruismo; virtù queste che hanno caratterizzato la sua terrena esistenza e che lo hanno reso un esempio da imitare[7].
Elisa, Maria, Susy, Camillo
Ora sommessamente apriamo la porta della sua casa, dove moglie e figlie così sussurrano. La moglie scrive: “Il tuo cammino è stato semplice, aperto, sereno anche nella sofferenza inevitabile dell’esistenza umana. Tutta la tua vita è stata un’offerta d’amore nel servizio a Dio, ed ai fratelli più poveri. Tu hai profuso amore verso tutti, dedicando disinteressatamente la tua vita ai diseredati, ai bisognosi, ai deboli, agli abbandonati e a tutti coloro che la società ignora e che tu solevi definire gli ultimi degli ultimi. La tua vita è stata una luminosa testimonianza al bene che operavi con grande trasparenza interiore, immerso costantemente nella realtà celeste pur restando sulla breccia di un lavoro continuo ed operativo, ed il tuo apostolato di medico è stato sempre intenso e fecondo[8]”.
La prima delle figlie scrive:
“Grazie papà per quello che hai fatto! Sono molto fiera ed orgogliosa di te. Sei stato un meraviglioso e splendido papà, il grande amico dei poveri e dei più bisognosi e, per chi ti chiamava, la persona sempre disponibile in qualsiasi momento della giornata[9]”.
E l’ultima delle figlie annota:
“Unica tua debolezza: quella tua grande “attenzione” verso i poveri, verso i bisognosi, verso i “rifiutati” dalla nostra società, verso “gli ultimi degli ultimi” come tu solevi chiamarli[10]”.
Il dott. Gentile può essere definito: l’Uomo per l’uomo! Percorse la strada dell’uomo per farsi samaritano, e lo trovò nella sofferenza, nel degrado delle abitazioni, nella fragilità psico-fisica. Egli non fece sosta, ma camminò sempre:
- per incontrare l’uomo
- per tendergli la mano
- per offrirgli un sorriso
- per dare incoraggiamento
- per dirgli “tu sei grande, perché sei figlio di Dio”.
Diciamo con il teologo Sanna: “una umanità che si fa strumento di grazia”, ed io aggiungo: “un’umanità amicale” perché il dott. Gentile ha incarnato l’aforisma agostiniano: “in quibuslibet rebus humanis, nihil est homini amicum, sine homine amico: In tutte le cose umane, nulla è caro all’uomo che non abbia un amico”.
E, in conclusione, mi piace rivedere l’humanitas del dott. Gentile nell’atmosfera di un sogno umano:
Vedo
nel tempo ormai sfumato
tra i vicoli tortuosi
una figura esile e gioiosa
in un camminar pacato
desiderosa di incontrare
una città più umana.
Vedo
tra le corsie del pianto
un camice bianco
che riveste l’uomo solidale:
ama lì incontrare
i volti della diversa umanità.
Vedo
tra le assemblee
festose ed oranti insieme
parlare l’uomo di Dio
che addita gli orizzonti nuovi
della grande assise conciliare.
Sei tu,
amabile e silenzioso uomo,
costruttore di umanità nuova:
non hai disperso i valori del tempo
ma li hai inanellati a quelli dell’eterno.
Sei tu,
benefico uomo del tuo simile
che rendesti i tuoi passi
veri petali per colorar
le macchie delle nascoste povertà.
Ti incontreremo
ancora sulla strada
dove
il gemito dell’uomo
si fa più forte.
Ti incontreremo
ancora sui sentieri della vita
dove
l’errante cerca la luce:
Sulla tua mano
troveremo
lucerna che arde e risplende;
nel tuo sorriso
scopriremo
che tu, uomo vero,
sei già l’uomo beato!
Mons. Raffaele Facciolo
Vicario Generale dell’Arcidiocesi
di Catanzaro-Squillace

Mons. Raffaele Facciolo
Vicario Generale dell’Arcidiocesi
di Catanzaro-Squillace



[1] Antonio Aracri
[2] Anna Fammartino
[3] Andrea Fregola
[4] Una vita per amore, I, 181
[5] Una vita per amore, I, 5
[6] Domenico Pingitore in Una vita per amore, II, 252.
[7] Pasqualino De Lellis in Una vita per amore, II, 193.
[8] Susy Liotta in Una vita per amore, II, 14.
[9] Elisa Gentile  in Una vita per amore, II, 2.
[10] Maria Gentile  in Una vita per amore, II, 69.

1 commento:

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